LA STORIA DEL JU JITSU

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Ai tempi dell'epoca feudale, in Giappone, vi erano diverse arti militari che la classe dei Samurai praticava e integrava nella loro vita di guerrieri.
Tra queste arti vi era anche il Ju Jutsu. 

La parola Ju Jutsu può essere liberamente tradotta come l'arte per docilità di giungere alla vittoria (L’arte della cedevolezza o la dolce arte). Originariamente, il nome sembra fosse stato utilizzato per identificare l'arte della lotta senz'armi, anche se in alcuni casi le armi corte vennero utilizzate contro un avversario che usava armi lunghe. 
Anche se assomiglia alla lotta, il suo prioritario principio non è quello di opporre "forza contro forza", bensì di ottenere la vittoria per resa di fronte alla forza.  
Il Ju Jutsu è un antico sistema di Difesa Personale giapponese che risale a circa 2500 anni fa, è considerato come uno dei più efficaci e flessibili sistemi di Arti Marziali, che attualmente si insegnano, tipicamente associato a cadute, proiezioni, sistemi di leva, delle articolazioni e tecniche di colpi con i piedi e con le mani nelle zone vitali dei corpo. Dall'abolizione dei Sistema Feudale, questo stile cadde in disuso, ma oggi, rinato con nuove metodologie, apportando alcune modifiche importanti, come un sistema di ginnastica e di allenamento fisico, è stato riconosciuto con la nascita di varie scuole di Ju Jutsu . 
Si dice che attaccare un esperto nel Ju Jitsu equivale ad attaccare se stessi.
Alle origini di quest’arte, un episodio che a me piace molto, vale la pena di ricordare, è quello della  leggenda del salice.

Il seguente aneddoto è tratto da un manoscritto chiamato "Tenjin ShinjoryuTaiiroku", nel quale è trascritta una conversazione tra Iso Mataemon, il fondatore dei Terishin Shinyo Ryu, e Terasaki, uno dei suoi allievi.
L'origine dei Ju Jutsu viene spiegata come segue: un tempo visse a Nagasaki un medico chiamato Akiyama, che si recò in Cina a studiare medicina; lì imparò un'arte chiamata Hakuda, che consisteva nel colpire con le mani ed i piedi, quindi differente dal Ju Jutsu, il quale era composto più che altro da prese e proiezioni. Akiyama imparò tre metodi di Hakuda e 28 tecniche di rianimazione da morte apparente. Quando tornò in Giappone, cominciò ad insegnare quest'Arte, ma visto che aveva pochi mezzi, i suoi allievi si stancarono presto e lo abbandonarono.
Akiyama, afflitto per questo motivo, si rifugiò nel tempio Terishin Strine a Tsukushi, a meditare per 100 giorni. In questo luogo trovò 303 metodi ed applicazioni differenti dell'Arte dell'Hakuda. 
Un giorno, durante una tormenta di neve, rimase immobile a guardare un salice, i cui rami erano coperti di neve. A differenza di un pino, che rimane dritto o si spezza di fronte alla tempesta, i rami dei salice cedevano per il peso della neve, ma essendo estremamente flessibili non si spezzavano. Basandosi su questa osservazione, sviluppò il Ju Jutsu, arte che voleva fosse praticata.