OTONASHI JUTSU RYU

"La scuola dell'arte del silenzio"

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Il "Mon" dell'OTONASHI JUTSU RYU
Il Maestro Giuseppe Pace, grazie alle varie discipline che ha praticato e che continua a studiare, negli anni, inizia a costruire un proprio modello di difesa personale, dove utilizzando tutte le sue conoscenze nelle varie discipline (Kick Boxing, Judò, Aikidò, Ju Jitsu, Qi Gong e Tai Chi Chuan), nonché supportato dalla collaborazione di altri Maestri, quali: il Maestro Antonio Morgano (Aikidò) e il Maestro Giovanni Lo Sauro (Jiu Jistu), riesce a trasformare una sua idea che già coltivava da tempo in qualche cosa di pratico di "vivo", ed ecco che nasce l'Otonashi Jutsu Ryu. 
Lo stile che presenta lavora non più sui principi del Go no Sen(“la linea che segue la strategia che il praticante utilizzerà movendosi allo stesso tempo dell’avversario, ossia attacco, parata attacco); ma in Sen-no-Sen(la linea che anticipa - ovvero muoversi quando l’avversario decide di attaccare, ossia attacco-contrattacco).
Ed ecco che da qui nasce il nome della scuola, perché solo grazie al silenzio e\o all’ascolto saprai cogliere il giusto tempo per sferrare il tuo attacco. Nelle prime fasi di studio con tecniche “dirompenti” per poi passare a delle tecniche “radianti” nelle fasi più alte di apprendimento, introducendo, a tutto questo, i principi dei punti vitali (kyusho). 
Nella prima fase di studio il praticante apprenderà che prima di arrivare ad un violento scontro, bisogna che mantenga uno stato di (prontezza di spirito) attenzione, ZANSHIN”, elemento fondamentale per evitare lo scontro fisico, così facendo mette in condizione il praticante di intuire il pericolo prima che questo lo colpisca, concedendogli di conseguenza il tempo di adottare delle contro misure.  Altro fattore importante sarà la distanza (MA-AI) esatta tra i due contendenti, quindi apprendere come “chiudere la distanza”.
 Tutto questo con lo studio e l’applicazione dei seguenti principi:
  • Tai Sabaki: movimenti circolari del corpo, elemento fondamentale per la pratica del Budò, perché solo grazie alla padronanza di questi movimenti si ha il controllo del proprio corpo in risposta ad una diversificata moltitudine di attacchi
  • Ukemi waza: tecniche di caduta, che insegnano al praticante il modo più efficiente e sicuro di ammortizzare gli effetti di uno squilibrio o una proiezione escludendo, o almeno limitando, i danni al corpo umano.
  • Uchi e Atemi waza: tecniche di percussione mirate a provocare dolore fisico mediante il colpire o comprimere determinate zone del corpo umano. I colpi vanno portati con le cosiddette “armi naturali”, ovvero tutte quelle parti del corpo utili per colpire l’avversario nei suoi punti sensibili e vitali.

  • Garami waza: tecniche di torsione articolare, mirate a lesionare ossa e legamenti. Questa azione, chiaramente viene studiata in maniera graduale e con movimenti fluidi al fine di individuare la giusta energia.

  • Nage waza : proiezioni. Sono azioni medianti le quali si solleva o squilibra l’avversario al fine buttarlo al suolo cercando di arrecargli il maggior danno possibile. Le tecniche di proiezione, spesso spettacolari, rappresentano uno degli aspetti più significativi del bagaglio tecnico del ju jutsu.
  • Ne waza: combattimento al suolo, comprende tutte quelle tecniche necessarie a sopraffare l’avversario nel momento in cui il combattimento si svolga non più nella posizione eretta, bensì a terra e pertanto si rende necessario uno studio tecnico a parte.

  • Shime waza: tecniche di strangolamento. Esistono due tipi di strangolamento, ossia strangolamento sanguigno e strangolamento respiratorio. (Sanguigno: azioni dirette all'interruzione temporanea del flusso di sangue al cervello, sono manipolazioni in primis dei grandi vasi sanguigni sul collo.Soffocamento: azioni dirette all'interruzione temporanea del flusso d'aria verso i polmoni, manipolazione in primis del gruppo trachea/laringe).

  • Suwari waza: queste tecniche vengono eseguite partendo dalla posizione seiza (in ginocchio). Hanno origini molto antiche e derivano dal fatto che i samurai, in presenza di un Daimyo (signore feudale), erano costretti a muoversi in questa posizione. Tecniche che permettono un buon potenziamento dei muscoli delle gambe nonché una buona flessibilità del bacino.

Per poi passare ad una fase succesiva, che andrà affrontata con i gradi più alti, dove si studieranno con maggiore intensità i principi del:

  • Kyusho: studio dei punti vitali del corpo umano al fine di provocare all’avversario effetti più svariati, come perdita di conoscenza o forte dolore.

  • Kobudo: lo studio con applicazione di tecniche delle armi antiche giapponesi